Home Radici Storia di Veglie Veglie, una società contadina. Gli anni ’50

Veglie, una società contadina. Gli anni ’50

Veglie, una società contadina. Gli anni ’50

Giovanni Parente, salutando Gianni Giannoccolo, sindaco di Veglie tra il ’56 e il ’61, l’ha ricordato come il “grande sindaco e prestigioso dirigente sindacale, organizzatore leale, capace di grandi masse”. Era il “sindaco di tutti, … famoso per le sue battute pronte e fulminanti”. Le lotte dei contadini per le terre dell’Arneo, son servite, nel tempo, a sostenere la legge di riforma agraria e adeguarla alle esigenze dei contadini. Esse non portarono solo alla conquista delle terre da parte dei contadini, ma anche all’avvio di condizioni di vita umana e sociale diverse: iniziò la realizzazione di opere stradali, programmi di elettrificazione, inizio di un’assistenza sanitaria per tutti e un cambiamento delle condizioni dei lavori agricoli. Non è mancato in questo coinvolgimento di massa l’umiliazione del carcere per alcuni dei nostri concittadini, come non sono mancati i momenti di vittoria.

Interventi di Giovanni Parente – Prof. Mario Proto – Gianni Giannoccolo  Il prof. Mario Proto,  docente di storia delle dottrine politiche all’Università di Lecce, ha esordito ricordando che  in ogni individuo nasce dal profondo il bisogno di identità culturale per vivere il presente e proiettarsi nel futuro. Ha continuato facendo un rapido excursus sui risultati e sui fallimenti delle lotte dell’Arneo, sulle cause che impedirono un totale recupero agricolo del nostro territorio, invitando, infine, a non abbondare ancora una volta l’Arneo. “Gli anni 50 continuano a non essere oggetto di analisi nella giusta misura, forse per tentare di tirare tale periodo storico nel silenzio dell’oblio ma anche nel silenzio della rimozione politica. La rimozione politica nasconde il fallimento parziale di quelle lotte e a questo sono legate responsabilità oggettive dovute alla povertà dello stato sociale (braccianti agricoli, coloni, salariati) contro un nemico articolato sotto il profilo politico, militare, organizzativo”.

Nella realtà sociale degli anni 50, esisteva ancora delle condizioni di vita feudale: “ogni padrone aveva alla sua mercé uomini senza scrupoli (fattori) ma anche uomini armati per frenare le lotte dei contadini, erano questi i mazzieri, i mafiosi convertiti, elementi impazziti di organizzazioni politiche”.  Altro nemico era rappresentato dallo schieramento politico, il centro-destra, che pur non apparendo come un nemico schierato, in parlamento frenano la riforma agricola in favore dei contadini.  Secolari condizioni come “l’assenza di denaro per alimentare il lavoro di dissodamento dei campi”,ostacolava il tentativo di riscatto dei contadini. La mancanza di acqua e il “denaro da chiedere in prestito, con tassi di interessi usurai,” scoraggiavano i contadini da iniziative i cui rischi finanziari si presentavano molto elevati.. “La resistenza forte di una organizzazione militare, la Celere al servizio di Scelba , allora Ministro degli Interni, braccio forte della repressione, pronta a frenare con la forza le organizzazioni di massa” era un ulteriore fattore che contribuì al fallimento delle lotte contadine del sud.  Ottenute le prime terre ci si rese conto che questo non era sufficiente e si capì subito che “fidarsi dello stato non risultava utile per la soluzione dei problemi dell’agricoltura; bisognava conoscere le tecniche della coltivazione della terra e, per fare questo bisognava tornare a scuola”; si innesca così un processo di alfabetizzazione che coinvolge prima i contadini stessi e poi i loro figli. La lotta per le terre dell’Arneo, fu un movimento di poveri analfabeti, appartenuto solo ai contadini:”i letterati (arcaici, barocchi) non capiscono cosa sta succedendo intorno a loro, restano in disparte, non si sentono coinvolti”. 

L’agricoltura in Italia si presentava a mantello di leopardo: nella regione Emilia c’era già un metodo di coltivazione moderno, per esempio l’uso della irrigazione con tecniche nuove, e competitiva con l’Europa; il sud era ancora imbrigliato in un sistema feudatario. Il movimento delle masse dei contadini di tutto sud (pugliesi, calabresi, lucani e molisani), richiamò finalmente l’attenzione di studiosi che, per capire questa realtà meridionale, visitavano i contadini nelle loro capanne. Ernesto De Martino, studioso del tarantolismo (che oggi rischia di essere letto in modo falsato) ha visitato nei propri tuguri i contadini meridionali per capire questa singolare realtà, dove lo jus primae noctis era sopravvissuto ben oltre la rivoluzione francese e, dove, a Lecce all’attuale Sedile, avveniva la vendita di schiavi abissini, somali per anni ancora dopo Napoleone.

Ma il De Martino non fu il solo ad interessarsi, perché il fenomeno del mezzogiorno d’Italia interessò anche gli studiosi europei. La situazione sociale del mezzogiorno venne alla ribalta dell’intera Europa, che studiò la residua sacca di feudalesimo nel sud d’Italia. L’abbandono delle campagna. In quegli anni si decide che cosa fare anche della agricoltura meridionale arretrata e si sceglie per una convivenza con i poteri forti: ci fu così il blocco agrario. Intanto arrivano i primi investimenti con denaro proveniente dall’America (piano Marshal), inizia lo sviluppo del fenomeno dell’urbanizzazione e l’Arneo è abbandonato a se stesso. Tutt’oggi resta abbandonato. Il prof. Proto conclude il suo passionale intervento su questa terra dimenticata, ricordando ai presenti che “oggi bisogna vigilare affinché sulle terre abbandonate dell’Arneo non si abbatta l’onta della speculazione urbanistica. Veglie è chiamato a vigilare una seconda volta: attraverso una comunità contadina aperta alle innovazioni”. In questo processo di cambiamenti un ruolo centrale spetta agli amministratori i quali devono saper “manovrare le leve politiche strategiche e conoscere sia ciò che accade qui che quello che accade altrove.  Interventi di Giovanni Parente – Prof. Mario Proto – Gianni Giannoccolo Gianni Giannoccolo – sindaco di Veglie dal 1956 al 1961 – ha ancora ricordato che “il passato prossimo è corredo portante del cittadino democratico. Non è ovvio ricordare il passato, bisogna avere il dovere della memoria , perché è su questa che si vive il presente e su questo si traccia il futuro”. Ha ricordato la “mediocrità del ceto politico” attuale non per cause intrinseche, ma per lo strapotere incontrollabile della finanza. “Le esperienze amministrative della sinistra a Veglie, e al plurale si deve parlare in quanto c’è stata quella di Greco, hanno dato dei segni forti nuovi alla comunità cittadina. Il protagonista della sinistra a veglie non è stato Gianni, si farebbe violenza alla storia si si affermasse questo, ma siete stati anche voi con la vostra stima, la vostra fiducia, il vostro appoggio. Solo così si è potuto fare ciò che ha fatto Giannoccolo sostenuto da uomini leali, disinteressati come Cacciatore, Carrozzo, Savina ed altri”.  Veglie ha bisogno si di una leadership (senza cadere nel culto della personalità) e di tutti voi. I progetti, per esempio quello riguardante la parte costiera dell’Arneo, non vanno presentati nei convegni, ma bisogna andare nei sindacati, nei partiti, nelle associazioni e stimolarli affinché si prenda conoscenza della bontà dell’idea. 

“Quando sono stato eletto sindaco, nel 1956, si pagava il medico, le medicine e l’ospedale. Ma l’art. 32 della Costituzione recita “la Repubblica tutela la salute dei cittadini”. Questo diritto costituzionale, Veglie l’ha conquistato 22 anni prima della sua applicazione sul territorio italiano. Si è vero che indebitai il comune,ma a tutti i veglie venne garantita l’assistenza sanitaria.” Non fu facile infatti! Per raggiungere l’obbiettivo,garantendo la copertura finanziaria per un progetto nuovo in assoluto, feci una “delibera con cui mi impegnavo personalmente a pagare i debiti con titoli negoziali da me personalmente sottoscritti”. Il Prefetto non era d’accordo e mi richiamò. Dovette far passare la delibera in quanto quello di pagare i debiti con titoli negoziali era un atto totalmente legittimo. Siamo stati i primi in Puglia a pagare la corrente elettrica a 25 lire il KW/ora piuttosto che le 48.  Una amministrazione comunale non deve distinguersi solo per i lavori pubblici, questo è facile. Ma garantire gli anziani, i più bisognosi, questo è difficile. Perché questi ricordi degli anni vissuti con voi? Perché bisogna avere dei punti di riferimento importanti per poter scegliere, per farsi garante delle categorie meno garantite. Con questi ricordi, con questi raffronti, senza molto chiacchiere, con semplicità, ognuno di voi è chiamato a farsi un esame di coscienza. Questo esame a Veglie non c’è stato, e ciò ha impedito che Veglie prendesse un’altra strada. Veglie deve farsi promotore di progetti locali da inserire in un progetto generale . Negli anni 50 veglie era al centro dell’attenzione della provincia e questo bisogna farlo nuovamente oggi.

Di Nicola Gennachi

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