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Secondo Fronte: Fronte Greco-Albanese 1941 (Michele Nicolaci)

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Secondo Fronte: Fronte Greco-Albanese 1941 (Michele Nicolaci)

Rientrato dalla licenza premio a Caldiero, dopo pochi giorni già la radio fante annunciava che il nostro Primo Battaglione Genio Artiere che era un battaglione autonomo, era stato aggregato al corpo d’armata alpini della Julia e Tridentina. Infatti già pochi giorni dopo che stavamo a Caldiero ci hanno dato la nuova divisa con zaino alpino, cappello alpino, pistocco, mantellina, scarpe alpine, gavetta grande e così abbiamo cominciato la nuova vita montanara.
Nel mese di settembre ci hanno trasferito nella città di Salerno e subito siamo stati mobilitati per il fronte greco; di nuovo ci hanno trasferiti a Bari nel vecchio campo sportivo. Arrivati a Bari, cercavamo il permesso per andare a casa per vedere un’altra volta la famiglia, ma non ci mandavano perché – dicevano- si doveva partire subito per il fronte greco. Allora ho scritto una lettera alla mia famiglia dicendo queste parole al mio caro padre: “Venire non posso, vedervi nemmeno, vi mando un saluto con un fischio di treno”. Leggendo  la mia lettera con quelle parole, subito mio padre prese il treno e venne a Bari per potermi vedere un’altra volta. Ma mentre lui veniva a Bari, noi tutti i leccesi abbiamo deciso di scappare per andare a casa e vedere un’altra volta la nostra famiglia: mio padre invece era già partito per Bari; io ho salutato la mia famiglia e sono andato via di corsa perché avevo premura della partenza in Albania e di non essere punito, ma soprattutto per potermi godere un altro giorno con il mio caro padre che aveva fatto un grande sacrificio per me venendo a Bari.

Così arrivò il giorno della nostra partenza, il 21 dicembre del 1940: tutto il battaglione stava sopra la nave Galileo; verso le 13:30 ci portarono al campo di Durazzo e poi ci hanno trasferiti ad Albasan e dopo giorni, siamo passati a Gramici e siamo andati a finire sulle montagne del Tumori e poi sul Voltemorizza e quindi sul Devoli. Dopo aver superato tanti pericoli sul Tumori, siamo andati a finire su Corzia per avanzare su Lescovici; quando siamo giunti a Lescovici ci è giunta la bella notizia che i greci si era resi, avevano firmato l’armistizio.

Noi ci siamo tanto rallegrati nel sentire la nostra seconda vittoria; così dopo un po’ di tempo siamo scesi dal fronte e ci hanno trasferiti a Tirana, verso le casermette di legno e ci hanno fatto fare la contumacia a Tirana, per 15 giorni. Tra maggio e giugno del 1942 tutto il corpo d’armata alpini è stato rimpatriato.
Il nostro battaglione ha fatto ritorno con la nave chiamata “La Quirinale” e così siamo giunti di nuovo sul nostro suolo italiano dopo otto mesi di assenza. Quando noi scendevamo al porto di Bari, alla Fiera del Levante, tutta la cittadinanza ci aspettava con fiori di ogni sorta, domandava quale divisione eravamo e noi rispondevamo orgogliosi “Corpo d’armata alpini Julia e Tridentina”, ci applaudivano e davano fiori a tutti i militari. Così ci siamo messi in marcia: il quartiere generale in testa con la Fanfare militare e noi dietro con quello zaino alpino, con quel corredo che avevamo sopra le nostre spalle. Partimmo dalla Fiera del Levante, là sul porto di Bari, per andare al campo sportivo vecchio; arrivammo più morti che vivi, tutti sudati, chi si gettava a terra da una parte, chi dall’altra, con tutto quello zaino affardellato, però – grazie a Dio – ce l’abbiamo fatta.

Dopo un po’ di giorni di riposo nel vecchio campo sportivo di Bari, ci hanno trasferiti di nuovo verso il nostro deposito di Verona e ci hanno portati a Caprino Veronese, sempre in provincia di Verona, e dopo un po’ di giorni ci hanno mandato a casa per 30 giorni (più due di viaggio) in licenza premio: abbiamo così potuto riabbracciare di nuovo i nostri cari genitori.

Dopo essere tornati dal fronte greco-albanese, siamo rientrati a Caprino Veronese. Qui dalla radio fante di nuovo si sentiva dire che dovevamo partecipare anche al fronte russo, così dopo un po’ di tempo ci hanno avvisato che il Corpo d’Armata Alpini era mobilitato per il fronte russo; allora, dopo parecchi mesi che stavamo a Caprino Veronese, ci hanno trasferiti a Villafranca (Verona) ed ebbe così fine il nostro riposo!
Però, prima di partire per la Russia, mi sono messo a rapporto in compagnia per poter andare a vedere un’altra volta la famiglia, ma il mio capitano di compagnia non mi mandò perché il mio paese era troppo lontano. Un giorno, vedo un mio amico soldato di Frosinone che aveva il bottino (ossia lo zaino) per andare a casa per vedere la famiglia, io ho domandato a Dangelo Domencio, questo era il nome del mio amico soldato, come avesse fatto e mi rispose che si era messo a rapporto superiore. Così feci anch’io. Quando mi misi a rapporto superiore, il capitano mi chiese in foreria perché mi fossi messo a rapporto superiore ed io gli risposi che erano affari miei; già all’indomani mi chiamarono a rapporto superiore e mi presentai; il signor colonnello Gnecchi mi ricevette con tante delicatezze, mi chiese: “Cosa vi occorre signor Nicolaci?” e gli presentai tutte le mie ragioni, che da tanto tempo mi mettevo a rapporto per andare a casa per vedere un’altra volta la famiglia e non mi veniva mai concesso; il signor colonnello mi domandò se ero stato mai punito e gli dissi di sì, ero stato punito infatti due mesi prima, ma il termine era scaduto. “Sì, hai ragione – disse il colonnello – però è troppo tardi, vai e aspetta fuori”. Subito prese il telefono e chiamò il capitano di compagnia Avanzi, parlarono tra di loro e il capitano ebbe un bel rimprovero perché non mi aveva concesso di andare a casa, così mi fu concessa l’agognata licenza, anche con cinque più due giorni. Uscito il colonnello, il furiere mi diede gli auguri “Nicolaci, vai a casa”. Appena rientrato in compagnia, dopo il rapporto superiore, mi hanno chiamato a versare lo zaino al magazzino per poter così andare a casa. Gli altri leccesi hanno visto che io ero riuscito ad ottenere la licenza e, dopo i primi scherni, sono rimasti malissimo perché credevano che l’avrebbero ottenuta anche loro, ma non ci riuscirono perché era ormai troppo tardi; si avvicinava il giorno 20 agosto per la nostra partenza in Russia.

Tratta da “I miei ricordi della Grande Guerra” di Michele Nicolaci- Veglie

Foto di copertina di Welcome to all and thank you for your visit ! ツ da Pixabay

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