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Ripercussioni sulla salute di un ambiente contaminato da metalli pesanti

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Ripercussioni sulla salute di un ambiente contaminato da metalli pesanti

Tra i tanti urli afoni e lussuosi progetti di questa campagna elettorale passa a volo radente la dea Distrazione in compagnia di Amnesia per farci partecipare a questa ennesima ubriacatura collettiva da cui ci risveglieremo ancora una volta un po’ storditi e scontenti. Non sento che minimi accenni a quello che, in altre latitudini, è uno degli l’argomenti principali: la salute. Si ha un certo timore nell’affrontare con determinazione il problema della salute come bene dipendente dall’ambiente in cui viviamo. Poca è l’attenzione che si pone all’ambiente considerato come spazio in cui ci si può ammalare o si può guarire e il nostro di ambiente è stato creato per essere una vera panacea ad alcuni mali che nascono da un disagio esistenziale, da un rapporto stridente tra persona e vari modelli di vita.

Anche se cittadino di poco conto, io vorrei porre all’attenzione dei più autorevoli politici del nostro paese un paio di fattori che, in silenzio hanno già cominciato a modificare le nostre condizioni di salute.

Leggendo una tesi di laurea di un nostro concittadino ho saputo di uno studio condotto su 41 cani e gatti randagi. Sui campioni del loro sangue è stata ricercata l’eventuale presenza di metalli pesanti. Poiché i randagi si nutrono con ciò che trovano liberamente nel territorio, possono essere considerati come una spia dello stato di inquinamento.

Con mia grande sorpresa, ho scoperto che i rielevi tossicologici hanno evidenziato una concentrazione di metalli pesanti (Ni, Pb, Cd, Cr, e Ar) maggiore di quelli che sono i limiti della normalità, non tanto elevati da poter parlare di tossicità acuta ma certamente sufficienti mar modificare alcune funzioni biologiche in senso patologico.

I randagi scelti vivevano nella fascia di terra compresa lungo la costa ionica nel tratto Taranto Veglie. Da Tarato a Veglie le concentrazioni dei metalli pesanti nei campioni prelevati erano sostanzialmente uguali ad eccezione del cadmio che era presente in concentrazioni maggiori nei campioni appartenenti agli animali scelti nel territorio di Veglie. L’ILVA e i venti provenienti dal nord sembrano essere in parte la causa di questo inquinamento ambientale, ma non si può escludere con certezza che altri opifici contribuiscano a mantenere alti i livelli di elementi inquinanti.

Oltre alla determinazione dei metalli pesanti in questo studio è stato eseguito anche il dosaggio di ormoni sessuali evidenziando un quadro ormonale (estro-progestinico) anomalo: le condizioni erano quelle di un pro-estro ormonale permanente, anche se non vi erano corrispondenti segni fisici.

Che alcuni metalli pesanti modificano le diverse situazioni ormonali (ipofisi, gonadi maschili e femminile, tiroide) è risaputo , ma che questo fenomeno, almeno nel mondo animale fosse ampiamente diffuso, non mi era minimamente passato per la testa.

E se questa mia distrazione fosse comune a tanti vegliesi?

E’ IL MOMENTO DI COMINCIARE A RIFLETTERE tutti perché alcuni dati fanno pensare che anche l’uomo è interessato dall’effetto dell’inquinamento ambientale.

Un altro dato che è un segno ormai indiscusso di inquinamento ambientale riguarda cambiamento del “sex ratio” dei nati a Veglie.

Dati mondiali dicono che alla nascita ogni 105 maschi nascono 100 femmine: quindi il rapporto alla nascita maschi femmine è 1,05.

A Seveso, paese in cui nel 1978 ci fu un grande inquinamento di diossina, la sex ratio si è fortemente modificata fino a valori di 0,51 dimostrando come la diossina, tra l’altro, modifica significativamente il rapporto maschi/femmine alla nascita.

Tabella dei nati a veglie dall 1987 al 2010 e relativi sex ratio

Per Veglie, volendo semplificare per rendere più immediato il messaggio, possiamo raggruppare i nati dal 1987-1998 e ntare che il rapporto maschi/femmine era 1016/991 con sex ratio 1,02.

Nel periodo 1999-2013 sono nati 1033 maschi e 1079 femmine con un sex ratio di 0,95.

Questi dati ci fanno pensare che dal 1999 in poi ci deve essere stato un qualcosa che ha contribuito a rendere l’ambiente meno sano e che bisogna porre attenzione a quelle situazioni che possono contribuire a peggiorare il livello di inquinamento del territorio dei Vegliesi.

Detto questo, spero che questa voce fuori dal coro non venga censurata anche se il mio desiderio che qualcuno cominciasse a prendere seriamente questi dati approfondendo il problema con rigore scientifico.

Di Nicola Gennachi

Ringrazio il dott. FABIO DONATEO per avermi dato la possibilità di leggere la sua ricerca dal titolo ”Contaminazione ambientale da metalli pesanti: rilievi ematici e implicazioni riproduttive in cagne e gatte del territorio salentino”- 2010 -Università di Bari- Relatori: prof Giovanni Michele Lacalandra ; prof.ssa Annalisa Zaccaroni

Immagine di Pete Linforth da Pixabay

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