QUALE STRADA PRENDERE?
UNA CRISI CHE VIENE DA …..LONTANO E VA FERMATA.
Veglie una comunità in crisi?
A giudicare da quello che si legge su alcuni social e anche nelle chiacchierate con la gente comune, Veglie è un paese che sta vivendo una crisi multi settoriale i cui sintomi sono: un malcontento diffuso tra la gente e uno scollamento delle diverse componenti sociale ma ciò che preoccupa di più è quel distacco tra la realtà sociale e la realtà amministrativa del paese.
Si sopporta il modo di fare di chi, di volta in volta, viene eletto amministratore del nostro paese .
Si sente il bisogno di una ventata nuova che riporta la gente a viversi il proprio paese con coerenza e partecipazione. Oggi ci vergogniamo di viverci gli spazi pubblici di Veglie: LA PIAZZA E’ MORTA. La gente fugge dal proprio paese e se deve fare una passeggiata preferisce i paesi vicini al proprio.
In questi anni abbiamo bruciato quei valori che sono il collante di un comunità.
Abbiamo perso grosse e piccole aziende, abbiamo perso tre cooperative vinicole in men che non si dica, stiamo perdendo la capacita di far produrre i nostri uliveti a causa della xylella e i terreni da anni incolti sono tanti. E’ questa la crisi economica che attraversa a tutto spessore la nostra comunità.
Di pari passo l’incapacità amministrativa di affidare degli immobili pubblici alle diverse associazioni esistenti sul territorio, per tempi adeguati a sviluppare un progetto, ha impedito in modo determinante l’aggregazione sociale, momento importante per la nascita di nuove idee e la loro trasformazione in progetti.
Da diversi anni, in ogni amministrazione che ha amministrato Veglie, sembra ci sia stata una costante ed unica parola d’ordine: IMPEDIRE L’AGGREGAZIONE.
Ma cosa ci deve accadere altro per cominciare ad usare la testa e frenare questa serie di disavventure economiche e culturali che si stanno abbattendo su Veglie?
Non possono essere solo quelle quattro “zucche” dei politici a tirarci fuori da questa situazione. Gli slogan s, la propaganda elettorale di questi giorni la dicono lunga e purtroppo molti resteranno parole. Pazienza è la moda.
E’ il modo di fare politica , il modo di ragionare intorno al concetto di bene comune per la nostra comunità che ha fallito in questi anni.
Il coraggio di affrontare il nuovo con la convinzione che il sapere ci guiderà tra i labirinti delle difficili scelte, l’orgoglio, energizzante naturale, sono componenti nuovi e indispensabili per cambiare rotta.
Pensare che prima o poi passerà, è una delle più banali illusioni che uno può costruirsi nel proprio IO.
C’è urgenza di cambiare rotta con “AUTENTICHE SVOLTE” mettendo da parte quelle apparenti forme di svolte propagandistiche, ben note ai più,
Andare e dare il proprio voto non è più sufficiente in questa forma di democrazia che, per capacità perversa, è stata snaturata in quella che è la sua essenza di partecipazione da parte del “demos” (popolo) alle scelte della propria vita.
“A che serve andare a votare” se da anni non vediamo cambiamenti. A che serve scegliere un candidato se poi questo non ha le capacità di districarsi tra le mille pastoie burocratiche.
Amministrare oggi è molto difficile per tutti, e diventa impossibile se sono presenti forze che seguono direzione fortemente personalistiche, ben camuffate da un apparente interesse sociale.
Si va a votare con dignità anche se la tentazione a disobbedire è molto forte.
Bisogna andare a votare con dignità per contrastare quello zoccolo duro di voti, risultato di piccoli compromessi o facili promesse. Si va votare con dignità per dare forza alla minoranza critica del paese che è quella più demotivata.
Si va a votare con dignità convinti che il voto è solo la prima parte di un impegno civico che va ravvivato subito dopo le elezioni con un controllo critico dell’operato degli amministratori.
Potrebbe essere un inizio per tentare far cambiare rotta ai nostri politici.