Pianta un ulivo per tuo nipote. In questo detto è racchiusa la lungimiranza della civiltà contadina; investire nel presente per dei benefici di cui godranno le generazioni future. E si potrebbe leggere anche la consapevolezza che l’uomo è solo un fruitore temporaneo del territorio.
Oggi invece sembrerebbe affermarsi il concetto del tutto e subito. Sfruttare le risorse ambientali nell’immediato, senza considerare i loro limiti, senza nessuna parsimonia. Negli ultimi giorni la stampa ha riportato nuovamente il caso della società inglese che intenderebbe realizzare strutture alberghiere tra gli ulivi plurisecolari a Sant’Isidoro (Nardò).
Premesso che da sempre la terra è servita per sfamare l’uomo, quindi per essere coltivata.
I turisti che fuggono dalle metropoli di asfalto e cemento si recano nel Salento per ammirare le bellezze naturali, paesaggistiche. Se si modificasse troppo il paesaggio salentino, questo perderebbe la capacità di attrarre i turisti. Pertanto il villaggio turistico sarebbe un modello di ricettività superato, poiché troppo costoso in termini ambientali, sacrificherebbe troppo paesaggio. Interessante invece quanto avviene a Specchia, piccolo centro salentino nella lista dei borghi più belli d’Italia, dove anziché cementificare suolo agricolo, si predilige l’albergo diffuso, cioè utilizzare per l’accoglienza turistica edifici inutilizzati nel centro urbano. E ci sono anche altri casi di investitori stranieri che in Italia acquistano a buon prezzo case disabitate in piccoli centri montani spopolati, sempre per realizzare alberghi diffusi.
Altra nota dolente del turismo salentino è l’erosione costiera. Migliaia di bagnanti consumano in poche settimane dune secolari. Niente possono le eccezionali radici dei ginepri, dello sparto pungente, contro il calpestio dei vacanzieri inconsapevoli. Purtroppo non si può pretendere che ogni turista abbia la stessa accortezza, quindi gli accessi al mare andrebbero regolamentati con passerelle e recinzioni efficaci. E’ evidente che dove scompare la duna, scompare anche la spiaggia, poiché contenuta dalla stessa duna. Forse, quando le dune scompariranno definitivamente, i comuni rivieraschi si affanneranno a presentare all’Unione Europea costosissimi progetti per la ricostituzione dei cordoni dunari.
Come se non bastasse, da circa due anni c’è anche la Xilella fastidiosa, vero flagello di Dio per gli olivicoltori, e manna dal cielo e ottimo pretesto per quanti volessero disfarsi di uliveti “fastidiosi” per l’edilizia. Batterio quasi sicuramente giunto nel Salento dal Nicaragua con le piante ornamentali. A riguardo mi piace ricordare il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”, da sempre apprezzato dagli “autarchici” del vivaismo ornamentale.
Del Dott. Fabio Coppola
Immagine di Peggy Choucair da Pixabay