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Gioielli Vegliesi (parte 1)

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Gioielli Vegliesi (parte 1)

Piazza Umberto I

E’ la piazza principale del paese. Già denominata piazza XX Settembre, nel 1900 venne mutata la denominazione in piazza Umberto I, in memoria del re d’Italia Umberto I di Savoia assassinato a Monza lo stesso anno. L’area su cui esiste ha subito nel corso dei secoli profonde trasformazioni, e la sistemazione stradale risale al 1945; pregevole la fontana monumentale realizzata nel 1932 dai fratelli Peluso di Lecce su progetto dell’ing. Salvatore Cosentino, sulla cui sommità sono stati posti due putti ed un cigno. Sulla piazza si affacciano i palazzi Cacciatore e Verrienti, nonché la chiesa della Madonna delle Grazie. L’intero complesso edilizio esistente a fronte del palazzo Cacciatore (che un tempo comprendeva anche la chiesetta e i locali dell’ospedale), faceva parte delle opere di fortificazione (Rivellino) che cingevano l’antica terra di Veglie; al Rivellino, inoltre, era attaccata Porta Vecchia distante dalla Porta Nuova poco più di 150 metri. Nel 2004, sotto l’Amministrazione del sindaco Roberto Carlà, l’intera piazza, comprendente anche la vicina piazzetta XXV Maggio, è stata completamente rifatta.

Porta Nuova (o di Tramontana)

Ristrutturata nella seconda metà del 1700 dai feudatari Pinelli-Pignatelli il cui stemma partito, alquanto corroso, è incastonato sulla sommità dell’arco. Nel 1904, in occasione del 50° anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione, fu collocata in cima una statua in pietra della Vergine, risalente al sec XVII.

Cripta delle Croci

Oltre alla famosa Cripta della Favana molte altre considerate come tali sono state segnalate, in passato, a Veglie, dalle cronache storiche locali e dalla gente del luogo. Quattro di queste sono degne di nota: una risulta interrata, un’altra riutilizzata per altre esigenze e altre due ancora visitabili.Tra queste ultime due, voglio porre l’attenzione su quella sita, vicino alla villa “il rifugio”, in località “saracino”, denominata “Cripta delle Croci”.

Convento dei Frati Minori Conventuali

L’ex convento dei Frati Minori Conventuali fu istituito nel 1579 per interessamento dell’università di Veglie e con il beneplacito dell’Arcivescovo di Brindisi, Bernardino di Figueroa. La struttura originaria risale al 1400 e comprende, oltre alla cripta, una chiesa dedicata a Santa Maria di Veglie, la cui immagine affrescata in stile bizantino era venerata dai fedeli contro il male del “favismo”: perciò il complesso cultuale fu intitolato “Madonna della Favana”.
Una ristrutturazione radicale fu eseguita nel 1651 dall’architetto fra Tommaso da Crispo. Nel 1700 la comunità francescana ebbe un grande sviluppo tale da essere considerata tra le più importanti della provincia francescana di San Nicola. Chiuso al culto nel 1809, fu riaperto nel 1837 con relativo seminario serafico guidato dal vegliese padre Carmelo Frassanito, ministro provinciale. Definitivamente chiuso nel 1866, venne incamerato dallo Stato che lo mette in vendita nel 1874. All’asta pubblica partecipa anche il sindaco Cosimo Verrienti, per conto del Comune di Veglie, che se lo aggiudica per il prezzo di lire 930. Abbandonato a se stesso, gran parte del convento crolla agli inizi del XX secolo. Solo in questi ultimi anni, un’attenta opera di restauro, ha riportato quasi del tutto l’intero Complesso all’antico splendore. Dopo i restauri, avvenuta nel giugno del 2003. Il restauro è stato tenacemente voluto e realizzato dall’amministrazione del sindaco Antonio Greco, ma i lavori sono stati completati sotto l’amministrazione del sindaco Roberto Carlà.

Palazzo Verrienti

Il palazzo è sempre appartenuto ai Verrienti, una delle famiglie più distinte e ragguardevoli del paese. La struttura del palazzo, così come oggi si può vedere, è stata realizzata nel 1875 dall’avvocato Cosimo Verrienti. Nel palazzo opera sin dal 1929 l’asilo infantile “Pia casa Verrienti” istituzione religiosa fondata da S.E. Mons. Adolfo Verrienti (Veglie 1871-1932), vescovo titolare di Calinda, prelato delle Chiese Pultina di Altamura ed Acquaviva delle Fonti. Attualmente vi è un asilo nido gestito dalla suore d’Ivrea.

Palazzo Cacciatore

Realizzato verso la fine del sec. XVI, nel periodo del viceregno, dai Bortone, famiglia di origine spagnola il cui ramo vegliese è ormai estinto. Dai Bortone il palazzo passò agli Sternatia ed ai Quarta, famiglie pure estinte, ed infine ai Cacciatore dai quali prende il nome. Tutti gli elementi architettonici sono di scuola Catalana, di particolare interesse è la scala all’interno dell’atrio principale, le cornici delle finestre con motivi floreali, il portone bugnato prospiciente la piazza, mentre su via Roma risale al 1738. Nel corso dei secoli sono state apportati numerosi adattamenti che hanno modificato il palazzo. Interessante è il volume “Il Palazzo Cacciatore a Veglie” del vegliese Antonio de Benedittis.

Colonna dell’Osanna

L’erezione di colonne sormontate dalla Croce era una degli scopi della Confraternita della Croce fondata da San Carlo Borromeo nel 1579 per celebrare il trionfo della cristianità, subito dopo la vittoria di Lepanto (1571) da parte della Santa Alleanza ai danni dell’Impero Ottomano. Esse dovevano sorgere nei pressi di incroci, nelle piazze, luogo di confluenza e di raduno e quasi sempre di fronte a un luogo sacro. Nella nuova concezione cristiana la colonna (Osanna e Sannà) aveva una funzione importantissima nella Domenica delle Palme: dopo la benedizione dei ramoscelli di ulivo, sacerdoti e fedeli in processione si recavano all’Osanna per issare su di esso uno dei rametti benedetti (si pensava che tale simbolo potesse tenere lontano dal paese e dagli abitanti gli spiriti del male). Originariamente la colonna dell’Osanna, edificata agli inizi del sec. XVII, sorgeva vicino ai gradini della Chiesa del SS. Rosario e San Rocco, al centro dell’attuale via Dante. Nel 1894 il consiglio comunale, su proposta del sindaco Cav. Salvartore Quarta, deliberò lo spostamento della colonna, per ragioni edilizie, nel luogo dove è collocata attualmente.

Il Palazzo Municipale

Il Palazzo Municipale, inaugurato nel 1978, sorge in una parte del luogo che, negli anni 1920 fu dedicato al parco delle Rimembranze, dove ogni albero ricordava un caduto in guerra. Intorno al 1960 la ristrutturazione della zona portò all’estirpamento degli alberi e all’abbattimento della colonna commemorativa dei caduti. Nell’angolo verso ovest, si decise di costruire il municipio, dopo che, alla fine degli anni 1950, era stato demolito il vecchio esistente in piazza Umberto I. Antistante al Palazzo Municipale è stato ricostruito il monumento ai caduti di tutte le guerre.

Frantoio Ipogeo

Testimonianza caratteristica dell’evoluzione della cultura dell’olivo e della produzione olearia, tipiche della zona, è costituita dal frantoio ipogeo. Scavato nel banco roccioso calcaretinico fra la fine del secolo XVI e la prima metà del secolo XVII. Appartenuto alla famiglia Greco, fu attivo fino ai primi del sec. XX. Venne acquistato dal comune di Veglie nel 1999 e destinato a museo della civiltà contadina. Altre informazioni sul frantoio di Largo San Vito QUI e QUI (galleria fotografica).

Notizie tratte da VEGLIE  a cura della Pro Loco di Veglie

Foto di: Giorgio Cappello

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