Home Veglie Online Se si insegnasse la BELLEZZA alla GENTE la si fornirebbe di un’arma per combattere la RASSEGNAZIONE, la PAURA l’OMERTA’ peppino impastato

Se si insegnasse la BELLEZZA alla GENTE la si fornirebbe di un’arma per combattere la RASSEGNAZIONE, la PAURA l’OMERTA’ peppino impastato

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Qualche settimana fa, sul locale sito di “Veglienews” è stata pubblicata una lettera scritta dal “Gruppo Sveglia Veglie”, il direttore ha ritenuto opportuno non pubblicare le firme dei sottoscrittori della lettera, magari su esplicita richiesta dei firmatari. (Lettera Sveglia Veglie)
Le firme, ovviamente, sono note al responsabile del sito per cui non possiamo considerare la lettera né anonima né tanto meno “fantomatica”, tanto è vero che il destinatario della lettera, il Sindaco del nostro paese, si è dichiarato disponibile ad incontrare questo “fantomatico” gruppo Sveglia Veglie”. Ma se il gruppo è fantomatico, come si fa ad incontrare un fantasma? (Lettera del Sindaco)
La lettura delle due lettere mi ha fatto riflettere sulla strana situazione del nostro paese; ovviamente le mie riflessioni vanno aldilà della  serie di contraddizioni e carenze, evidenziate dalla lettera, nei confronti dell’attuale Amministrazione comunale. Le contraddizioni o carenze della attuale amministrazione possono o no essere condivisibili, ma sono, comunque, delle critiche all’operato della nostra Amministrazione comunale.
La prima prima domanda che mi è venuta in mente in modo molto spontaneo è:
Perché le firme della lettera, volutamente, sono state occultate?
Certo è che  “Veglienews” ha dimostrato un senso di responsabilità civica, degna di essere evidenziata, per il coraggio dimostrato nel pubblicare la lettera. Ma in contrapposizione a questo coraggio, non ho potuto non pensare che qualche “mente libera” vegliese ha paura o, peggio, non trova gli spazi politici per esprimere le proprie idee, le proprie critiche.
In un modo o nell’altro è certo, anche, che, chi decide di fare politica  a Veglie è figlio di questa condizione limitata di libertà. Di questa condizione dei vegliesi la Politica, la nostra società, se ne dovrebbe fare carico e con urgenza, ammenoché  non vogliamo avere come amministratori uomini inadeguatamente preparati.
Una  paura sembra serpeggiare tra i nostri cittadini, ma mi chiedo : paura di che cosa?
A vedere gli interventi che si leggono sul web locale, le minacce di denunce, (ricordate quella signora che in uno dei pomeriggi estivi entrò nei locali del comune, durante le ore di chiusura, e qualcuno sventolò l’ipotesi minacciosa di una probabile denuncia, se ricordo bene, …..per violazione di domicilio o qualcosa del genere?  Eppure la signora era nel giusto, aveva trovato la porta aperta ed era entrata. Purtroppo qualcuno aveva dimenticato di chiudere la porta degli uffici comunali con la chiave!
A volte è il tono di voce usato,  alto o fermo che sia, comunque implicitamente minaccioso, dà la sensazione che non bisogna andare oltre, che non bisogna dire altro per … eccesso di rispetto o incapacità a accettare che i propri diritti bisogna difenderli con coraggio?
Tono di voce implicitamente minaccioso e false minacce a quale dialogo con i cittadini può portare? Far tacere le voci delle coscienze, ancora presenti tra i vegliesi, è semplice. Nel corso degli anni siamo stati condotti verso una cultura intrisa di fatalismo che ci  fa sentire impotenti nel presente, ma possibilisti nel futuro  “…aspetteremo le prossime elezioni per cambiare”, si sente dire da più parti. Quindi paura in quanto ci si sente piccoli, indifesi; può essere questo il motivo che ha indotto gli autori della lettera a non esporsi, firmandola?
Ma mi sorge ancora un dubbio .
In una pubblica assemblea, il fatto che qualcuno abbia usato il termine “omertoso” riferendosi ai vegliesi, mi lasciò indignato, ma, quando, nessuno dei protagonisti dell’assemblea e neanche nessun altro fuori dall’assemblea ha  posto in essere la pur minima obiezione, sono rimasto sbalordito. Ogni cittadino dovrebbe ripetersi questa frase: Sono stato definito un “omertoso” e non sono riuscito a difendere la mia dignità! E’ questa la condizione di ogni vegliese?
Forse aveva ragione veramente quel qualcuno a definire Veglie un paese di “omertosi?”
Adeguarsi allora diventa facile e l’espressione ” non ci cuntu sinò fazzu sangu acitu!” spiega tanto della nostra cultura cittadina.
La seconda domanda: perché il Sindaco propone un incontro con questo gruppo e non un chiarimento con i suoi concittadini; e se quanto riportato dalla “fantomatica lettera” dovesse contenere delle autentiche critiche, perché non impegnarsi a fare una adeguata analisi? Forse in questo modo si potrebbero avere altri punti di vista e coinvolgere altri cittadini oltre a quella sufficiente maggioranza che ha votato l’attuale amministrazione.
E’ prioritario soddisfare una comprensibile curiosità (sapere chi ha firmato quelle critiche-illazioni) o dare delle risposte chiare e documentate, da parte del Sindaco, per togliere me dallo stato di dubbio in cui ora mi trovo: illazioni o verità?
Il comportamento di un Primo cittadino “responsabile dell’indirizzo politico” dell’amministrazione che lui guida è, anche, quello di dare risposte certe a domande che gli vengono poste oppure lasciare che certe “illazioni” passino per verità rendendosi responsabile di una distorsione dei fatti? A che pro?
La verità fa male diceva una canzone, ma la critica brucia, anche se fa crescere. E di crescita di questa nostra comunità bisognerebbe parlare, partendo da una critica profonda di nostri comportamenti.
Non si cresce bene per caso ma per scelta, di conseguenza scegliere di rispondere a quanto pubblicamente è stato chiesto al Sindaco dal gruppo Sveglia Veglie è importante per capire se nel Primo cittadino  predomina la curiosità di conoscere i firmatari della lettera o se, per amore dalla verità, decida di rispondere punto per punto a quanto riportato nella lettera.
Potrebbe essere, questo, un modo per aprire un confronto fra cittadini, e di confronto parlo non di rissa fra cittadini schierati, aprioristicamente, favore o contro questa amministrazione. Che possa essere questa la via per svegliare i vegliesi immersi nel più fantasioso sogno che mente umana possa immaginare?
Sindaco, che lei, io, noi tutti se siamo cresciuti come persone, come professionisti, lo dobbiamo alle critiche o autocritiche fatte. Abbiamo sofferto, ma siamo diventati degli adulti, ognuno con le proprie responsabilità sociali, ed è proprio in virtù di questa responsabilità che lei è tenuto a dare chiarimenti alle domande contenute nella lettera”.
Se lei non ritiene opportuno rispondere alla lettera in quanto scritto da un “fantomatico gruppo”, io, come cittadino, faccio mie quelle domande e gliele sottopongo.
Ora non deve rispondere più ad uno sconosciuto ma qui, in calce, troverà la mia firma e penso che non potrà pensare che anche io sono uno sconosciuto.
Nicola Gennachi

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